IT, Stephen King
Letture: 3
Avete presente quando si cercano
significati inesistenti all'interno di un'opera, perché ci piace talmente tanto che abbiamo bisogno di porla su un immaginario altare?
O quando è l'autore stesso a gettarsi
in spiegazioni di simboli che hanno senso soltanto per lui, di solito
inseriti appositamente per montare la storia?
Ecco, con l'It del vecchio Ste, capita
l'esatto contrario.
A
parte la favolosa edizione tascabile Sperling & Kupfer in
possesso ai più – compresa la sottoscritta – inevitabilmente
destinata a sfaldarsi dopo la prima lettura, con tanto di
trama
sbagliata in quarta di copertina, corredata dall'immagine di un artiglio –
tipo di alligatore mutante - che sbuca dal tombino, in quella che
sarebbe, nel racconto, una delle scene emblematiche di partenza (e
che mi rimanda ogni volta a Metamorfosi Totale, di R. L. Stine), e
pur sorvolando sul
fatto innegabile, quello che fa storcere il naso
agli snob e ai radical shick, ovvero:
trattasi del libro di un autore POP
consideriamo pure
questa storia come un'allegoria della vita umana.
Brevizzimo
riassunto della trama, senza
spoiler: Estate. Sette giovani outsider delle elementari,
nel sfuggire ai loro aguzzini, gli spietati bulli della scuola, si
ritrovano uniti dal destino - come tasselli di un puzzle in un
fatidico incastro - in lotta contro gli stessi nemici. Ma cosa li ha davvero scelti? Il risveglio di una
creatura aliena che, ogni ventisette anni, esce dai condotti fognari
di Darry per nutrirsi, mietendo vittime fra i bambini.
Il
Club dei Perdenti riesce a respingere It, l'estate finisce, le loro
vite proseguono, ed essi si disperdono. Trascorsi ventisette anni,
Mike Hanlon, l'unico membro del club rimasto a Darry, convoca i suoi
vecchi amici perché onorino un antico patto... It è tornato.
TEMI
&
Sottotemi
L'
INFANZIA
la
magia
legata
al segreto e all'unione; il numero magico 7, i sette del Club dei Perdenti;
il potere dell'immaginazione → l'immaginazione dei bambini costituisce un'arma a
doppio taglio: attraverso di essa, si può sia rimanere vittime, che
respingere It;
la
lotta per
l'affermazione
del
territorio contro i nemici, del proprio ruolo, per la dignità;
la
paura
della
paura degli adulti, dei propri persecutori, dei propri demoni, di It;
i
tabù
Stan
Uris vittima del suo grande tabù, cioè It → It in quanto Grande
Tabù; i tabù degli adulti;
La
MATURITÀ
– i brillanti maturano, acquisendo saggezza e fortuna,
i corrotti invecchiano, senza cambiare mentalità, né evolvere mai;
la
nostalgia,
scomparsa
dei luoghi cari; nostalgia dell'infanzia; nostalgia come sentimento d'amore, d'unione e di identità/appartenenza;
la
debolezza,
Stan
Uris si uccide → manca il settimo membro → 7, il numero magico viene meno; la
stanchezza propria dell'età adulta; la mancanza di fede;
il
disincanto
mancanza
di fede, quindi perdita della magia; i limiti dell'infanzia si sono trascinati nell'età adulta (es. rapporto di Beverly con il padre si riflette appieno nel rapporto con il marito).
Il
RITORNO – il cerchio che si chiude, la
completezza, la compiutezza;
il
ricordo, la
rimozione del passato; il passato come presenza fantasmatica,
inquietante; il confronto (con il sé
passato/ con i luoghi passati); senso di perdita e fasi nuove;
la
ciclicità l'eterno
ritorno di It, il ritorno a casa.
L'INCONCEPIBILE:
IT in quanto dilemma filosofico/esistenziale.
It: “Esso”,
creatura aliena presente da sempre, precede sia l'uomo che la stessa
origine del mondo. Si cerca di afferrare It, di aggrapparsi alla sua
lingua → linguaggio → inesprimibilità: incomunicabilità = essere inconcepibile.
Per affrontarlo, lo si deve mascherare.
Lo si argina ma non
si arresta, non si può mai annientare definitivamente.
Dopo lo scontro con
It, si perde la memoria.
Non si può dare un senso a It, o al confronto con It, poiché non è cosa concepibile all'essere umano.
It rende
CONSAPEVOLI → IT È
LA MORTE, e il
mistero della morte insieme.
La
CONSAPEVOLEZZA DEL SÉ
– dei propri poteri, dei propri
limiti;
la
solitudine, è definita dal
peso delle responsabilità, dal proprio vissuto (nella sfera privata di
ciascuno dei personaggi); dai propri demoni (la mummia di Ben, il
lebbroso di Eddie, Paul Bunyan di Richie, ecc), dall'oltraggio;
l'isolamento
la divisione è creata dalla paura e dalla perdita della magia (ovvero, della memoria).
La
MORTE- It è un mistero insondabile.
Viene
respinto, ma non sconfitto.
Una
volta visto, la vita dei protagonisti muta irrevocabilmente.
It
viene dimenticato perché non si può vivere con la consapevolezza
della morte.
La
FORTUNA – tema caro agli americani. I protagonisti hanno affrontato It e la banda di Bowers, ma non li hanno sconfitti. Il
successo che vivono da adulti non è solido, ma strappato attraverso dolorosi compromessi, e perciò esso risulta vuoto di significato, come un'esistenza presa in prestito. I
protagonisti rinunciano ai loro averi e tornano
a casa per onorare un vecchio giuramento, e liberarsi dalle insicurezze infantili, dei quali sono rimasti inconsapevolmente schiavi (la morte di Georgie, la violenza del padre di Bev, la possessività della madre di Eddie ecc).
Il
DESIDERIO: permea ogni cosa. Attraverso il desiderio, i
protagonisti ritrovano se stessi, la strada nelle tenebre, la forza
di combattere.
Il
Desiderio è una sensazione struggente e malinconica, rappresenta
l'energia vitale, la gioia di vivere, l'accettazione.
Il desiderio coincide con la nostalgia, quindi con la memoria.
Non so
se King avesse intenzione di creare un'opera tanto vasta e profonda,
o se, a un certo punto, ci si sia semplicemente ritrovato; probabilmente
voleva solo scrivere di un mostro alieno, ma, PURTROPPO PER LUI,
POVERINO, è talmente pieno di talento che gli è uscita così, suo
malgrado.
Come ho indicato
all'inizio di questo post, ho letto It già tre volte; l'ultima, è
stata l'anno scorso.
Siccome, in almeno un paio di occasioni, quando lo lessi ero ancora molto giovane, posso
assicurare di non essermi mai sforzata di trovare pretesti che ne
rendessero la lettura più nobile, o giustificabile nei confronti di un eventuale critico particolarmente saccente (nel caso ci si stesse chiedendo da dove sia andata a
pescare i temi sopracitati).
Alcuni fra i
romanzi di King, del quale sono grande estimatrice, sono opere
davvero ispirate, che vanno ben oltre l'intrattenimento, o i mosti
presi in prestito – ehm – da Cthulhu. Leggendo It la prima
volta – uno dei miei libri preferiti in assoluto – ne percepii da
subito la vastità, sebbene, inizialmente, mi preoccupai solo di
farmi travolgere dalla narrazione, e non di analizzare perché
mi suscitasse determinate sensazioni.
Passata questa terza esperienza, ho deciso di raccogliere le impressioni sotto forma di
appunti aggiornabili... perché è certo che It tornerà; tornerà
sempre, nella mia vita.
Stile
E no. Bisogna
andarselo a leggere, per capire.