Conosciuto anche con il titolo, terrificante di per sé, “La
Casa degli Invasati” questo romanzo di Shirley Jackson è matrice di tanta letteratura e cinematografia riguardante case
sinistre nelle quali gruppi di ricerca, comitive di vacanzieri e
famiglie finiscono prede (si
pensi a La Casa del Buio, di Stephen King e Peter Straub, l'Overlook
Hotel in Shining, dello stesso King - e a proposito del Re
dell'horror: anche dall'amata Jackson, a quanto pare, non s'è
limitato a trarre ispirazione: tanto nel romanzo Carrie quanto nel film
Rose Red imperversano piogge di massi dal
cielo. Fra i film, spiccano Rose Red, autentico omaggio all'autrice, ma anche il rivisitato
Amityville Horror). Il
professor Montague, antropologo interessato ai fenomeni paranormali,
organizza una spedizione all'interno dell'inquietante villa
conosciuta come Hill House, con l'intento di osservarne l'eventuale
manifestarsi di episodi sovrannaturali; a tal fine, convoca diverse
figure “dotate” che abbiano vissuto in passato esperienze
extrasensoriali, o alle quali sia stata documentata una particolare
predisposizione alle stesse.
Di
tutte le missive spedite, soltanto tre persone decidono di prendere
parte all'esperimento: Theodora, artista esuberante e narcisista,
probabilmente una sensitiva; Luke Sanderson, erede della casa, e la protagonista Eleanor Vance,
scelta perché in passato assistì all'abbattersi di una tempesta di
pietre sulla sua dimora - ora una giovane donna di trentadue anni, da
sempre costretta ad una vita di squallore e solitudine,
principalmente volta ad accudire la madre invalida. Al decesso di
quest'ultima, con la prospettiva di un'esistenza altrettanto
insignificante davanti, nella missiva dell'ignoto professore Eleanor
intravede un pretesto per voltare pagina.
Il
programma del professor Montague consiste nel soggiornare una
settimana all'interno della strana abitazione, annotando tutte le
possibili sensazioni, avvistamenti, eventi fuori del normale.
I
dialoghi spesso strampalati della comitiva vanno a parare
nell'assurdo con ironia acutissima, il taglio del discorso diretto è
quello vittoriano; qui il professore che chiede a Luke di
procurargli una tazza di caffè presso Mrs Dudley, la temibile
domestica:
“Vecchio
screanzato” disse Luke. “Sacrificarmi per una tazza di caffè.
Non sorprendetevi, e lo dico come un fosco presagio, non
sorprendetevi se perderete il vostro Luke in questa causa; forse Mrs.
Dudley non ha ancora fatto lo spuntino di metà mattina, ed è
capacissima di prepararsi un filet
de Luke à la meunière, o magari à
la dieppoise, a seconda
dell'umore; se non torno” ammonì il professore agitandogli un dito
sotto il naso “la prego di considerare il suo pranzo con profondo
sospetto”.
La scrittura della Jackson è un'incisione al diamante, capace di evocare la bellezza più squisita, celando un sesto senso per la violenza. Le parole scorrono così sottilmente affilate, che non ci si accorge immediatamente del loro potere evocativo finché, al termine di un paragrafo, non rimaniamo a bocca aperta, trasognati o sconvolti; lo stile non perde la sua eleganza nemmeno mentre indaga gli stati d'animo più cupi e allarmanti.
La
strada, cui ormai la legava un'amicizia intima, curvava e digradava,
seguendo svolte che celavano sorprese – una mucca che la
contemplava al di là di una staccionata, un cane indifferente - ,
giù per vallate che ospitavano piccole città, oltre i campi e i
frutteti. Nella via principale di un paese passò davanti a una casa
enorme, con un portico e un muro tutt'intorno, persiane alle finestre
e una coppia di leoni di pietra a guardia dei giardini, e pensò che
forse avrebbe potuto vivere lì, spolverando i leoni ogni mattina e
augurando loro la buonanotte con una carezza sulla testa. Il tempo
comincia questa mattina di giugno, si disse con decisione, ma un
tempo stranamente nuovo e del tutto particolare; in questi pochi
secondi ho vissuto una vita intera in una casa con due leoni
all'ingresso.
L'occhio
umano non può isolare l'infelice combinazione di linee e spazi che
evoca il male sulla facciata di una casa, e tuttavia per qualche
ragione un accostamento folle, un angolo sghembo, un convergere
accidentale di tetto e cielo, facevano di Hill House un luogo di
disperazione...
Impressioni?
La lettura di questo libro si è rivelata un'esperienza agghiacciante - il che gli rende onore, trattandosi di un horror. Oltre
alle situazioni raggelanti che si vengono a creare all'interno della
casa, il rumore, il non visto, la deformità delle prospettive, le
distanze incerte, sono il
disagio, l'emotività repressa, il
dolore personale, a trasportare il lettore sino all'apice
dell'angoscia, conducendolo attraverso
la paura dell'esclusione.
Spoiler Eleanor
non trova affatto il riscatto che cercava nella sua avventura, rimane inascoltata e sottomessa dalle personalità assai più carismatiche dei suoi compagni; pecca di
sincerità, quindi non
riesce a giocare la sua parte, non sospettando di avere un ruolo. Vorrebbe
mostrarsi forte, esperta, preparata, invece risulta la più
vulnerabile di tutti, nonché la più recettiva,
e alla malvagità della casa e alla meschinità dei coinquilini. La sua grande empatia la rende immediatamente soggiogabile e, in breve tempo, Hill House la isola dal resto del gruppo.
Gli altri membri della comitiva, inizialmente sembrano persone complesse, misteriose, presenze a loro volta in attesa di essere indagate - ma,
di pagina in pagina, la convivenza nei mobili visceri di Hill House ne rivela la natura dura ed egoista; essi sono interpreti di se
stessi, e pian piano arrivano a rifiutare la presenza di Eleanor,
troppo suscettibile, troppo immediata da capire, che non si preoccupa di
confezionare per gli altri i suoi vuoti esistenziali e le sue
necessità con il fascino.
L'insofferenza
generale si riflette doppiamente nel progressivo cedimento della protagonista, la quale, d'apprima, risponde al distacco dei compagni che
la trascurano con dignità, ma poi viene soverchiata dalla paranoia,
dal senso d'inadeguatezza, perseguitata dalla stessa solitudine che
aveva cercato di lasciarsi alle spalle con la fuga dalla famiglia.
Infine, lo spirito della villa la fa sua, e alla donna rimane
soltanto un'allucinata ostinazione, un attaccamento convulso alla
stessa casa che ne divora la mente, unite al bisogno spasmodico di
stringere legami affettivi, che si traduce col desiderio di entrare nelle vite di
Luke e Theodora.
Conclusioni:
non vedo l'ora di mettere le grinfie su un'altra opera di
quest'autrice straordinaria.
Per
precauzione, quando verrà il momento, eviterò di leggere a tarda
sera.
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